Era il 1959 quando gli italiani sentirono parlare per la prima volta di Zecchino d’Oro.
Fu Ciro Tortorella, conduttore e autore televisivo celebre per la sua interpretazione del Mago Zurlì, a immaginare per la prima volta il format del programma, pensando a una sorta di Festival di Sanremo per l’infanzia che valorizzasse il talento dei bambini e degli autori.
Il programma nacque come evento all’interno del Salone del Bambino di Milano, una rassegna dedicata ai più piccoli, ed era pensato come fiaba-varietà ispirata a Pinocchio di Carlo Collodi. Il titolo “Zecchino d’Oro” prende il nome proprio dal premio, uno zecchino, che veniva dato al vincitore e che era un elemento presente nella fiaba, spuntando da un albero del campo dei miracoli. Dopo la prima edizione, strutturata anche nelle divisioni interne sulla base del racconto di Collodi, il programma perse la sua originaria connotazione e il centro di produzione fu spostato da Milano a Bologna, mantenendo tuttavia l’attenzione primaria dedicata alla qualità delle canzoni e ai bambini.
Il successo fu clamoroso: nel 1969 il programma fu trasmesso per la prima volta in Eurovisione e nel 1976 divenne internazionale con la previsione nel contest di sette canzoni italiane e sette straniere nonché con il patrocinio dell’Unicef.
Numeri sempre altissimi di telespettatori, partecipazione di personaggi importanti del panorama musicale, canzoni diventate dei veri e propri classici: tutti tratti distintivi che hanno fatto de Lo Zecchino d’Oro un evento della tradizione televisiva italiana.
Importante personaggio della trasmissione, oltre allo storico volto di Ciro Tortorella, fu Mariele Ventre, direttrice del Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna che diventò presto una presenza fissa allo Zecchino d’Oro. La Ventre fu parte del programma fino alla sua morte, nel 1995.
Quest’anno il programma raggiunge la sua 62° edizione con la direzione artistica di Carlo Conti: la finale è prevista per il giorno 7 dicembre.