Perché il giorno dei lavoratori si festeggia il primo maggio

Perché il giorno dei lavoratori si festeggia il primo maggio

Lavoro e diritti.
Un connubio che oggi ci sembra inscindibile, nonostante l’aumento della disoccupazione e i problemi economici dei lavoratori, peggiorati specialmente nel corso dei mesi assoggettati all’emergenza del Covid-19.
Eppure, fino a non molto tempo fa, il lavoro non era attività che potesse conciliarsi con il diritto a una vita che possiamo definire normale e ancora oggi, in molte parti del mondo, i diritti dei lavoratori sono calpestati da politiche prive di ogni tipo di tutela o cieche dinanzi alle necessità produttive.

Il 1° maggio si celebra in quasi tutti i Paesi del mondo la festa dei lavoratori, ma la scelta di tale data non è casuale e affonda le sue radici in avvenimenti storici di grande importanza che hanno rappresentato tappe fondamentali nella graduale conquista dei diritti del lavoro che oggi conosciamo e di cui godiamo.

Il 1° maggio 1867, nello stato americano dell’Illinois, entrò in vigore la prima legge delle otto ore lavorative giornaliere. Una conquista importantissima che presto si diffuse a macchia d’olio anche negli altri stati americani.
Più di venti anni dopo, precisamente nel 1886, il 1° maggio fu scelto come data ultima per estendere la legge delle otto ore a tutto il territorio statunitense. Qualora ciò non fosse accaduto, i lavoratori americani minacciarono un’astensione generale da ogni attività lavorativa. Nella stessa giornata, durante una protesta dei lavoratori a Chicago, la polizia aprì il fuoco sulla folla uccidendo due persone: da lì le proteste si intensificarono, prolungandosi anche nei giorni successivi e sfociando anche nell’utilizzo di esplosivi e nell’uccisione di ulteriori civili.

L’anno successivo, per commemorare i sanguinosi eventi di Chicago, Grover Cleveland, l’allora presidente degli USA, proclamò il 1° maggio festività. Una festività che ben presto si diffuse anche altrove, prima in Canada, poi anche in Europa (ufficializzata nel 1889 e poi ratificata in Italia due anni dopo, seppur non divenendo ancora una giornata festiva).
Nel corso del ventennio fascista, in Italia, la festività fu spostata al 21 aprile, per poi ritornare al 1° maggio subito dopo la seconda guerra mondiale.

Ma la festa dei lavoratori così come oggi la conosciamo, scandita da eventi pubblici come grandi concerti nelle principali città italiane, si consolida solo nel 1990 quando i grandi sindacati e la città di Roma hanno deciso di istituire il celebre Concerto del Primo Maggio, ormai divenuto una vera e propria tradizione. Un evento che con un mix di musica e diritti rievoca nella coscienza collettiva il ruolo del lavoro e la bellezza di “lavorare per vivere” e non “vivere per lavorare”.

Quest’anno il concertone non si svolgerà come di consueto in piazza San Giovanni a Roma, ma in vari luoghi (ovviamente senza pubblico) della penisola: teatri, musei, auditorium da cui si esibiranno i singoli artisti, separatamente, in una performance che andrà in onda in prima serata su Rai 3.