“La mia storia è la storia di molte donne che desiderano diventare madri.
E’ una storia di amore, sconforto e speranza.
Cinque anni fa ho cominciato il nuovo anno con la notizia che sarei diventata mamma per la prima volta. Ero in visita di controllo per la seconda ecografia, l’emozione era grande, avevo chiesto a mia madre di accompagnarmi in quest’avventura. Toccò a lei, con l’aiuto della ginecologa, darmi la notizia che purtroppo la gravidanza non sarebbe arrivata a termine, non c’era più il battito. Ho avuto un aborto spontaneo a nove settimane, ho dovuto sottopormi a raschiamento (il termine medico è revisione strumentale della cavità uterina).
In seguito avrei scoperto che si tratta di una situazione molto diffusa, specialmente per chi è alla prima gravidanza. Questo mi ha consentito di conoscere altre giovani donne nella mia stessa condizione. Ho capito, quell’anno, che nessuno racconta mai ciò che lascia un aborto, devi solo provarlo.
Da quel momento in poi ho cercato di rimettere insieme i pezzi di un dolore che si era rotto dentro di me e nel mio compagno, cercando affannosamente una nuova gravidanza che tardava ad arrivare. Sono stati giorni, mesi e anni di ricerca forsennata. La gravidanza non arrivava, test dopo test, ciò che mi tornava indietro era solamente un vuoto, un malessere profondo nel corpo e nella mente, nella coppia. Ad un certo punto, io mi sono arresa alla volontà più grande, del divino per chi come me crede, o del destino per chi non crede, per cui, forse, non ero chiamata a intraprendere questo cammino.
Avevo perso la speranza.
Era una calda giornata di ottobre quando mi sono recata in visita al Santuario di Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe di Gesù Cristo nei Quartieri a Napoli. In quel periodo giravano sui social diversi articoli di testate locali che raccontavano la storia di Santa Maria Francesca, della sua sedia della fertilità e delle grazie impossibili. Anche io, come tante, mi sono seduta sulla sedia di Santa Maria Francesca e ho pregato.
Dopo un mese da quel giorno, ho scoperto che sarei diventata mamma. La prima persona alla quale l’ho comunicato, come un segreto da condividere al quale stenti a credere, è stata proprio mia madre.
Ancora oggi, quando ripenso al mio cammino fatto di momenti di buio e sconforto e di una fede che mi ha accompagnato, contemplo la grandezza di questa meraviglia ricevuta. Mi dico che, forse, qualcuno lassù si è commosso dinanzi all’autenticità del mio desiderio di essere madre, tanto da concedermi il privilegio di diventarlo.
Quando è venuto al mondo mio figlio, era un mercoledì di luglio, il caldo era insopportabile, eppure quel giorno insieme a lui sono rinata anche io.
Sono trascorsi tre anni da allora e continuo ad essere grata dell’incredibile dono ricevuto”.
Nives