rivisitazione di un’antica fiaba egiziana
C’era una volta una ragazza di nome Rodopi.
Rodopi viveva in una terra lontana, fatta di immensi deserti, ma anche di sontuose città piene di maestosi monumenti.
Ma, la giovane ragazza, non poteva nemmeno guardare questi monumenti da vicino. Li ammirava da lontano, dalle finestre della casa in cui faceva la serva.
Rodopi, infatti, non era libera: nel Paese in cui viveva era in vigore la schiavitù e le straniere come lei, che era tracia, erano costrette a servire uomini potenti e ricchi.
Il suo padrone, però, non era cattivo con lei, anzi la trattava con gentilezza: era infatti ammaliato non solo dalla bellezza della fanciulla, ma anche dalla sua gentilezza e dalla sua bontà.
A essere cattive con Rodopi erano le altre serve che la prendevano in giro per i suoi capelli rossi e per le sue lentiggini.
“Pel di carota” le urlavano ogni volta che la incrociavano per i corridoi della grande casa e le facevano continui dispetti. Alcune volte le infilavano dei ranocchi tra le lenzuola, altre le tagliavano ciocche di capelli mentre dormiva.
Così, la vita di Rodopi andava avanti tra dispetti e sofferenze.
Un giorno il suo padrone entrò per caso in una stanza. Rodopi non si accorse della sua presenza e, chiudendo gli occhi, iniziò a ballare immaginandosi in un grande palazzo pieno di luci e oro.
Il padrone rimase incantato dalla bravura di Rodopi e, il giorno dopo, le regalò delle scarpette da danza di colore rosso, proprio come i suoi capelli. Ma le altre serve, gelose, si accanirono ancor di più su Rodopi, prendendola in giro ogni volta che lei indossava quelle scarpe.
Arrivò il mese più caldo dell’anno e il faraone, sovrano di quelle terre, invitò tutti i cittadini a una grande festa dove sarebbe stato offerto cibo e regali a tutti, anche ai servi.
Tutte le serve si prepararono, indossando i loro abiti più belli. All’ultimo momento, però, le serve sporcarono l’abito da festa di Rodopi che, così, non aveva più nulla di adatto da indossare per la festa.
Lasciata sola a casa e, in lacrime, Rodopi camminò fino al vicino fiume dove cominciò a lavare i suoi vestiti. Per rinfrescarsi, decise di immergere i suoi piedi nell’acqua. Ma, appena si tolse le scarpe rosse, un grande falco calò dal cielo, rubando una delle scarpe e portandola via con sé.
Si trattava del dio Horus che, avendo visto quello che le serve avevano fatto a Rodopi, ne aveva provato pietà. Horus volò fino alla festa dove lasciò cadere la scarpetta sul grembo del faraone.
L’uomo più potente di quelle terre capì subito che, dietro quell’avvenimento, c’era un messaggio divino. Così, ordinò che tutte le fanciulle del regno provassero la scarpetta e che lui avrebbe sposato la fanciulla cui quella scarpetta apparteneva.
Quando il faraone arrivò nella casa dove Rodopi abitava, le altre serve la segregarono in una stanza. Ma il faraone, spinto da una forte curiosità inculcatagli da Horus, volle controllare in ogni stanza, finché non trovò Rodopi.
La scarpetta le calzò perfettamente e, dopo aver visto anche l’altra scarpetta che Rodopi aveva conservato, il faraone non ebbe più dubbi.
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