tratto da una fiaba tradizionale giapponese
C’era una volta in un piccolo villaggio tra le montagne un anziano. La sua casa era piccola e umile, arredata con pochi ed essenziali oggetti.
Un giorno, dal bosco vicino arrivò un piccolo cucciolo di cane dal pelo bianco che, in cerca di cibo, grattò alla sua porta.
L’anziano decise di adottarlo, dandogli il nome di Shiro.
Negli anni Shiro crebbe ed era amato come se fosse un figlio.
Una mattina di primavera, Shiro condusse l’anziano sulla cima di una collina e cominciò a scavare.
La sorpresa dell’anziano fu enorme quando vide emergere, da sottoterra, delle preziose pepite d’oro.
Venuto a sapere dell’accaduto, il vicino di casa dell’anziano, un uomo di nome Akro, rapì il cane. Legatolo a un guinzaglio, lo portò sulla cima della stessa collina costringendolo a scavare.
Da sottoterra, però, questa volta emersero solo rifiuti. Il perfido Akro, allora, uccise il povero cane Shiro.
Recuperato il corpo del cane, il vecchio organizzò per lui un addio degno di un essere umano e ne bruciò i resti sulla pira. Poi, prese le ceneri e le sparse nel suo giardino.
Lì dove aveva sparso le ceneri, in pochi giorni crebbero dei bellissimi ciliegi in fiore.
Venuto a sapere del miracoloso evento, l’imperatore invitò a corte il vecchio, affidandogli la cura del suo giardino.
Il perfido Akro, invidioso, entrò di notte nella casa dell’anziano e rubò le ceneri di Shiro.
Recatosi dinanzi all’imperatore, disse:
<<Anche io sono capace di prodigi. Ora verserò queste ceneri sul terreno facendo spuntare ciliegi in fiore>>.
Ma, quando provò a spargere le ceneri, queste furono alzate dal vento e finirono negli occhi dell’imperatore.
Così, per punizione, l’imperatore fece imprigionare il perfido Akro, mentre premiò con onori e gloria il l’anziano.
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