Mamme, stereotipi da sfatare

Mamme, stereotipi da sfatare

Che una madre smetta di essere donna è una totale idiozia. Eppure la dissociazione della figura materna da quella femminile è un fenomeno ricorrente, soprattutto nell’iconografia pubblicitaria.
Si è donne fino alla gravidanza e poi… un’improvvisa metamorfosi in un terzo sesso non identificato: la madre come essere al di fuori di ogni primordiale istinto femminile. Il risultato di un immaginario certamente di stampo prevalentemente maschile ma che domina da così tanto tempo la nostra cultura che a volte sono le donne stesse ad autoconvincersi dell’esistenza di questa linea di demarcazione tra donna e madre.
Ma quali sono gli stereotipi da sfatare più ricorrenti nell’immaginario collettivo?

La mamma del mulino
La mamma del mulino è una donna sempre attenta e premurosa. Si sveglia alle cinque del mattino per preparare la colazione alla sua famiglia che conta un numero di figli pari a quelli che Brooke Logan ha avuto in trent’anni di Beautiful. Ogni membro della sua famiglia ha preferenze alimentari differenti: lei le conosce e soddisfa tutti. Passa il 99% della sua vita in cucina. Il restante 1% in sala parto.

La mamma lavoratrice.
La mamma lavoratrice ha un solo figlio. Non ha tempo per lui, figurarsi per gli altri. Il suo lavoro consiste nel sedersi alla scrivania di un ufficio anonimo e grigio. Di solito a metà giornata, fa una presentazione di un suo progetto a un gruppo di uomini. Lei non è mai tra quelli che decidono.
Torna a casa stremata e dà un bacio al figlio che sta giocando sul pavimento supervisionato dalla babysitter. Per cucinare adopera un robot da cucina.

La mamma giovane
La mamma giovane ha una figlia rigorosamente femmina con cui va a fare shopping. Hanno così poca differenza di età che la gravidanza deve necessariamente essere avvenuta durante il suo tredicesimo anno di età. Il padre è solitamente una figura assente. Nessuno l’ha mai visto, dunque o la figlia è stata concepita per partenogenesi o lui vive nel garage attrezzato con una brandina.

La mamma Rottenmeier
La mamma Rottenmeier è bionda, alta e algida. Ha sempre un accento tedesco o nordico e con i figli adotta un metodo educativo non molto diverso da quello utilizzato dalle istitutrici dei collegi sovietici nel secondo dopoguerra. Di solito ha un trauma alle spalle che non viene mai totalmente svelato per sottolineare la sua cattiveria intrinseca. Ama i suoi figli, ma li costringe a non uscire di casa, causando in loro crisi adolescenziali che si risolvono con fughe attraverso i rami degli alberi sempre molto vicini alla finestra delle camerette.